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L'arte della regata

L'Arte della regata

di Davide Chiarantini




Introduzione

Non mi considero un regatante, anzi sono una pippa. Ma la passione ed il metodo, translato dal mio lavoro, mi permettono di razionalizzare concetti e definire l'approccio più sistematico a qualsiasi attività. Detto questo, spero che le donne non mi prendano troppo sul serio, altrimenti mi vedrebbero come un noioso e ripetitivo anche tra... le lenzuola!

Leggendo molto ed essendo un grande appassionato, molto più bravo nella teoria che non nella pratica, provo a dare il mio contributo, condensando appunti di seminari seguiti, ultimo quello con Francesco Cruiciani al Quadrante Capitolino, e gli articoli di Gianluca e Carlo.

Proverò a condensare al massimo, dando però un filo logico applicabile alla regata.


Premessa

Per vincere la barca deve essere nelle condizioni ottimali. Per barca non intendo solo lo scafo le vele, la deriva ed il timone, ma anche l'equipaggio, come se tutto fosse un insieme inscindibile. Quindi l'insieme "barca" deve essere a posto, con una conoscenza reciproca e tante, tante uscite in tutte le condizioni, tante prove di partenze, di virate in boa, di strambate sotto spi (chi lo ha), bretoni e virate con rollio... Solo così si fa ciò che si vuole fare e non come il sottoscritto che spera solo di finire entro il tempo massimo, magari senza scuffiare. Ma mi diverto anche così!

La barca dovrebbe avere i riferimenti di posizione in ogni sua manovra: posizioni della drizza numerate, carrello del trasto, carrello del genoa, base e cunnigham. Test ed allenamenti dovrebbero aver portato ad avere una tabella che in funzione del vento e dell'onda dia già indicazioni sulle regolazioni di vele, pesi e deriva così da avere il miglior equilibrio.

Preparazione alla regata
Secondo me la regata non inizia con l'issata dell'intelligenza. Inizia la mattina quando si toglie la copertina alla barca. Com'è il mare? Come tira il vento? Come siamo in classifica? Chi dobbiamo coprire? Cominciamo a memorizzare questi aspetti fondamentali, studiando la classifica ed osservando le condizioni meteo del momento. Queste vanno completate con i bollettini meteo che danno la previsione per la giornata. Mi sembra di poter dire che il caro vecchio Meteomar è ancora il più preciso. In questo modo possiamo cercare di sapere se il vento rinforzerà, o diminuirà o rimarrà stabile. O se il mare tenderà a rinforzare o a scadere. Tutto questo ci serve per una prima regolazione a secco delle vele: drizza, base, cunningham, paterazzo (per chi ce l'ha), carrello, in modo da dare il grasso dove serve.

Ognuno ha un suo modo di cercare la concentrazione. Chi è sovraeccitato e parla e ride, chi si raccoglie in un mutismo quasi ascetico. Nella mia pippagine cerco il silenzio, anche per recepire meglio suoni, rumori, salti di vento. Prendiamo nota di quanto vento c'è, così da impostare le regolazioni già con riferimenti precisi.
Un anemometro serve ad essere più precisi in base alle regolazion che con il tempo avremo messo a punto.

Prepartenza
Entriamo in acqua e ci avviciniamo al campo di regata. Come reagisce la barca? Le preregolazioni vanno bene? E' troppo orziera di bolina o è equilibrata? Cominciamo, avvicinandoci, a prendere nota della provenineza in gradi del vento. Se non abbiamo buona memoria, o strumenti adatti (anche il SUUNTO può aiutare con la sua corona con in gradi), prendiamo appunti magari su una lavagnetta a prova d'acqua. Dopo 5' minuti l'operazione va ripetuta e dopo 5' ancora, così da avere una valida indicazione per capire se il vento è sostanzialmente regolare, se oscilla (es. +10°, - 5° rispetto la prima rilevazione) o se gira (es. +8°, +14°, ...). Questi elementi sono fondamentali, perché ci permetteranno di decidere da prima come impostare la bolina e tutta la regata. Proviamo dei bordi per vedere qual'è il bordo migliore. Osserviamo la corrente, gettando qualcosa accando ad un punto di riferimento fisso (es. boa). Magari ricordiamoci di gettare qualcosa di biodegradabile, per favore...

In funzione di queste analisi possiamo decidere dove partire. Se capiamo che il vento girerà ad esempio a destra, è bene partire quanto più possibile sul lato destro della linea (in barca giuria). Se girerà a sinistra, il lato buono sarà il sinistro. Questo tenendo a mente il concetto che è sempre essere per primi dal lato di provenienza del vento, così da "raccoglierlo" prima degli altri e senza disturbi, potendo anche controllare in questo modo la flotta (a meno di avere sottovento dei missili che neanche vediamo....).
Se il vento è più o meno centrale, non è fondamentale il lato.

Al Preparatorio (-5') bisogna avere deciso come partiremo e concentrarsi sull'andare a conquistare il posto migliore per la partenza.

Partenza

 la tecnica di partenza dipende molto dal tipo di barca (IOR, Derive, etc). Tendenzialmente si blocca controvento la barca a poca distanza dalla linea, cazzando la randa a ferro e lascando il fiocco, in modo da cercare un equilibrio che ci possa permettere di avere mure a dritta e barca pressoché ferma, ma pronta a scattare in avanti non appena si poggia, si cazza il fiocco e si lasca un po' la randa. Deciso il punto di attacco sulla linea, questo si difende poggiando su chi cerca di arrivarci da sotto mure a sinistra, o orzando su chi ci è sopravvento, fino a portarlo prua a vento.
Ovviamente a parole è semplice... ma credo che con tanto esercizio e tante regate, ci si possa riuscire in modo automatico. E' meglio avere una pippaccia sottovento ed uno forte sopravvento, così da creare spazioe per la partenza orzando a pochi secondi dal via, così da portare chi è sopravvento prua a vento e, sperando che non ci segua chi sta sottovento, poggiando e cazzando le vele per partire alla massima velocità.

A meno di non decidere di partire mure a sinistra in boa, avendo intuito che il buono da quella parte è superiore in modo netto al lato destro, o la nostra barca è nettamente più veloce delle altre, solitamente si parte mure a dritta in barca giuria. Chi riesce a prendersi il lato destro più estremo in barca giuria può chiudere chi cerca di fare barging e subito dopo la prua della barca giuria può cercare aria pulita virando mure a sinistra, soprattutto se il vento proviene dal lato destro, così da avere un successivo lato (mure a dritta) di tutto vantaggio (salvo salti).

La linea va passata alla massima velocità. Quindi a pochi secondi dal via bisogna cominciare a cazzare le vele, magari messe in modo da dare potenza, per fare in modo di varcare la linea due - tre secondi dopo il via. Chiaro che se dovessimo vedere che tutto il gruppo parte in anticipo sarebbe da sciocchi fare gli onesti ed aspettare il cannone; se per sbaglio non viene dato il richiamo di gruppo, abbiamo già perso....

Bolina

Siamo partiti. Dopo avere cercato aria pulita in partenza e quindi fatto anche 4-5 virate, si cerca di seguire la tattica che abbiamo studiato a tavolino prima della partenza. Se ci aspettiamo che il vento giri ad esempio a destra, faremo il primo bordo proprio in quella direzione, così da essere probabilmente avvantaggiati nel secondo bordo, quello che potrebbe portarci in lay-line e sulla boa. Ovviamente se saremo riusciti ad esser anche i più esterni dalla parte da cui proviene il vento sarà ancora meglio, per i motivi che dicevamo prima. Ovviamente in una regata di flotta bisogna tenere conto anche degli altri, delle precedenze, delle coperture. Ricordiamoci come coprire gli avversari, soprattutto quelli che in classifica sono più vicini a noi. E' preferibile marcare loro che tentare di vincere a tutti i costi. Anche questa è tattica. In caso di un vento che non gira ma salta, si va sui buoni. Osservare sempre i gradi di provenineza del vento e se questo scade di 10° è il caso di virare, perché lo scarso è sicuro. Solitamente è bene scegliere una parte del campo di regata, immaginandolo diviso in due triangoli rettangoli, dove l'apice è dato dalla boa sopravvento e la base dalla linea di partenza. Sbagliato attraversare Il cateto che unisce in modo immaginario e perpendicolare la boa alla linea. Sbagliato pure navigare oltre la lay-line. E tutta strada in più. A meno che non necessario per tattica di copertura (attiva o passiva) o salti di vento, meno virate si fanno, meno tempo prezioso si perde. Spesso la bolina più stretta non paga, perché se è vero che stringiamo di più, lo scarroccio è maggiore. Quindi una bolina più larga, con un VMG (Velocity Made Good) migliore, ci porta in boa più rapidamente, grazie ad una maggiore velocità pur percorrendo un po' di strada in più, ma senza scarrocciare troppo.

A circa 4-5 lunghezze dalla boa si cerca l'allineamento migliore con la lay-line, valutando scarroccio, corrente, altri concorrenti. Si comincia anche a valutare la provenienza del vento per sapere se abbattere subito dopo la boa o rimanere con mure a dritta. Se ingaggiati si deve cercare di entrare nella zona delle due lunghezze avanti ed interni, così da avere diritto di acqua e imponendo agli altri di stare discosti. Se non si è ingaggiati, si poggia sull'avversario che cerca di entrare sottovento, cercando di portarlo sotto la lay-line.

Spesso il "trenino" di barche in lay-line è positivo solo per il primo, perché c'è tutto un gioco di rifiuti soprattutto della randa verso giardinetto-poppa che danneggia gli inseguitori. In quei casi arrivare mure a sinistra e tentare di infilarsi nel trenino nel primo spazio disponibile potrebbe portarci a navigare con aria pulita, guadagnando molte posizioni in boa.

Poppa

Come detto, dobbiamo già sapere se abbattere o semplicemente lascare. Se il vento sarà più a destra, sarà conveniente abbattere, così da avere un angolo più diretto verso la boa sottovento (mure a sinistra). Se il vento è a sinistra, dopo la virata si lasceranno mure a destra. Il lato di poppa varia dal tipo di vele (gennaker, spi, fiocco e randa, solo randa), dal mare e dalla corrente. Ma il concetto è di cercare di fare meno strada possibile. Con vento forte sarà possibile fare un percorso quasi diretto, con vento debole, saranno necessarie andature più strette con bordi. Solitamente è bene rimanere dallo stesso lato in cui si è bordeggiato di bolina. La poppa è bene farla sugli avversari, cercando di coprire chi ci è sottovento e salvaguardando la nostra possibilità di abbattere rispetto a chi ci è sopravvento. All'avvicinarsi della boa, ci si dovrà preoccupare di guadagnare la precedenza: mure a dritta, interni e primi nelle due lunghezze rispetto ad un ingaggio. Mentre ci si avvicina si decide già la tattica della successiva bolina, osservando il campo di regata, per verificare il cambiamento eventuale delle condimeteo, ma soprattutto la disposizione degli altri, in particolare di chi dobbiamo controllare.

Seconda bolina

Il secondo lato di bolina è ancora più condizionato dall'andamento della regata e dagli altri concorrenti. Si accentua la tattica in funzione delle posizioni guadagnate, e si può decidere di coprire un avversario piuttosto che rischiare una scuffia per voler tentare al limite di sfruttare una raffica. A proposito di raffiche: la barca deve sempre rimanere in assetto. Sotto raffica la barca non deve né orzare, né accentuare l'angolo di sbandamento. Questo dipende dal tipo di imbarcazione, dato che ci sono derive che devono rimanere piatte per dare il meglio, altre che è bene siano sbandate, e cabinati con il bulbo che sembrano quasi rovesciarsi... Quando arriva la raffica, che dovrebbe essere annunciata con un conto alla rovescia dal prodiere, questa dovrebbe essere scaricata con un mix o anche solo una delle tecniche a disposizione: richiamo con il peso, lascare la randa, tesare il paterazzo per aprire la balumina in penna, scarrellare. Se anche possiamo guadagnare qualche grado sotto raffica, rischiamo di perdere fluidità e velocità, magari essendo costretti a timonare per contrastare l'eccessiva orza. A proposito di timone poi, questo, soprattutto di bolina, deve essere toccato il meno possibile, deve essere leggero, evidenziando come la barca sia equilibrata. In caso contrario le continue correzioni non fanno che frenare la barca, un po' come camminare con il freno a mano tirato.

Arrivo

Se è in poppa, si cerca anche qui di arrivare con precedenza, soprattutto in caso di arrivi alla pari, giocando magari sul portare fuori lay-line l'avversario sopravvento o coprendo quanto più possibile quello sottovento.

Se l'arrivo è in bolina, ancora una volta sarà avvantaggiato chi è esterno e più vicino al lato di provenienza del vento.

Post-regata

La regata non finisce uscendo dal cono dell'arrivo, ma, mentre si rasettano le vele, si sciacqua ed asciuga la barca, la si copre, bisogna ripercorrere mentalmente la regata, gli errori, le cose fatte bene, ciò che abbiamo visto dagli altri. Magari prendere appunti, capire che una regolazione può aiutare o può danneggiarci. Ragionare su eventuali modifiche alle attrezzature, laddove permesse dal regolamento di stazza. Rifocillarsi. Scaldarsi se la regata è invernale, o mettersi un po' all'ombra se è stata fatta nella canicola estiva. Bere sempre, perché il vento nasconde la disidratazione. Pensare alla prossima regata, magari davanti ai mitici piatti di Alfredo!

E soprattutto, divertirsi, anche quando, come me, si arriva sempre ultimi!


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 Autore : PrimoCircoloRemiero
 Pubblicato : Martedì, 8 Luglio 2008 - 14:57
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